Nonostante le agevolazioni introdotte dal Decreto Crescita nell’ambito degli incentivi alle Pmi, resta alto il tasso di imprese italiane in difficoltà per l’incapacità di fronteggiare con mezzi propri gli impegni di pagamento verso terzi.
La sottocapitalizzazione – ossia la carenza di mezzi propri rispetto al livello necessario per perseguire in maniera ottimale gli obiettivi aziendali – crea un circolo vizioso: le imprese attendono i pagamenti dei clienti per onorare, a loro volta, gli impegni assunti con i fornitori. Se i clienti ritardano, l’impresa difficilmente sarà puntuale nel pagamento verso i fornitori.
Una situazione da imputare, nella stragrande maggioranza dei casi, all’esiguità dei flussi finanziari collegati agli impegni della gestione caratteristica, ribadita dalla sproporzione tra il fatturato d’impresa ed i mezzi di cui ordinariamente dispone l’azienda.
Uno scenario di preoccupante attualità i considerando i recenti dati sulle tempistiche di pagamento che fanno registrare sia un aumento dei giorni medi di ritardo che un incremento del numero di aziende che pagano i fornitori con ritardi superiori ai due mesi rispetto ai tempi di rientro previsti in fattura.
Appare evidente l’importanza strategica di un giusto allineamento tra tempistiche di scadenza fatture e tempistiche d’incasso quale rimedio preventivo al default. Questo processo si realizza ottimizzando la gestione del credito aziendale.
Cosa fare, in concreto? Innanzitutto, un’azienda deve costruire un portafoglio clienti sano, affidabile e solvibile che avrà cura di monitorare nel tempo in modo da verificare in tempo reale eventuali situazioni di criticità che possano pregiudicare l’affidabilità economico-patrimoniale dell’azienda servita, e determinare, di conseguenza, ritardi nei pagamenti.
Inoltre, occorre agire con la massima tempestività al verificarsi di un ritardo di pagamento, azionando con immediatezza attività di recupero crediti più o meno “decise” a seconda dell’ammontare dell’importo dell’esposizione e dei giorni di ritardo accumulato. Un’attività che, oltre a preservare l’azienda da complicazioni dovute a limitata liquidità, consente di conservare il rapporto di fidelizzazione con il cliente servito che avrà modo di motivare il mancato pagamento e addivenire ad un accordo con l’azienda fornitrice.
Affidare l’attività di sollecito incassi ad una società specializzata nel settore della gestione e del recupero crediti consente di raggiungere maggiori risultati in tempi più brevi oltre ad essere una soluzione meno onerosa, in senso economico, dell’equivalente gestione in house.
L’esternalizzazione infatti garantisce l’impiego di risorse esperte in negoziazione e comunicazione persuasiva che svolgeranno, oltre ad un’attività efficace di recupero crediti, anche un servizio di customer care verso il cliente ritardatario e saranno in grado di conservarne la fiducia e la preferenza accordate.
Inoltre, al verificarsi di situazioni sfavorevoli in capo all’azienda debitrice quali l’apertura di pregiudizievoli o procedure concorsuali (fallimento, liquidazione coatta amministrativa etc…) che rendano oggettivamente impossibile il recupero del credito, la dichiarazione di inesigibilità redatta dalla società di recupero crediti in conseguenza dell’attività stragiudiziale svolta consentirà all’azienda creditrice di ottenere agevolazioni di tipo fiscale (recupero iva, messa a perdita etc…) utili anche a garantirsi un bilancio più trasparente e quindi un miglior rating.
Un rating più favorevole a sua volta consentirà all’azienda di essere più appetibile agli occhi delle banche quindi faciliterà la concessione di finanziamenti e l’apertura di nuove linee di credito.