Coronavirus, quale impatto sull’economia italiana? A rischio il pagamento dei crediti commerciali per i quali si prevede un allungamento delle tempistiche di incasso, già ordinariamente non regolari.
Stime di settore ipotizzano per il prossimo trimestre un aumento dei crediti compreso tra 30 e 41 miliardi di euro, con un impatto sul capitale circolante tra 10 e 19 miliardi (fonte: Osservatorio sul Working Capital Cribis-Workinvoice).
I settori più colpiti saranno quello del commercio all’ingrosso, il manifatturiero, il tessile, l’abbigliamento ed il comparto turistico, maggiormente penalizzato dall’emergenza sanitaria.
La crisi post Covid si preannuncia particolarmente stringente in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, le regioni sinora più colpite dall’epidemia e che rappresentano un circuito produttivo e commerciale primario per l’economia nazionale.
Il fabbisogno finanziario complessivo per l’intero 2020, inclusi i rimborsi del debito finanziario in scadenza e gli investimenti, potrebbe toccare quota 45 miliardi (dati Crif Ratings).
Per contenere la crisi, il Governo ha disposto il decreto “Cura Italia” , in vigore dallo scorso 17 marzo, prevedendo una moratoria sui prestiti e sulle linee di credito delle PMI.
Basteranno gli aiuti dello Stato a limitare il danno economico?
Cosa può fare, in più ed autonomamente, una PMI? Può potenziare la credit policy aziendale prevendo un monitoring più stringente dei crediti già maturati e per i quali non ha ancora messo in atto alcuna azione di recupero.
Agire con tempestività appare quanto mai opportuno ed auspicabile per aumentare le probabilità di incasso.
Il supporto di Credit Management Company specializzate in attività di recupero crediti stragiudiziale può elevare notevolmente i risultati attesi e contribuire a minimizzare la perdita di liquidità dell’azienda.




